Essere Previdenti - CdT | Ottobre 2025
La rubrica pubblicata dal Corriere del Ticino e dedicata al tema della previdenza professionale, a cura di Fabrizio Ammirati.

I primi 40 anni della LPP
La legge sulla previdenza professionale è diventata sempre più complessa e poco conosciuta, nonostante sia fondamentale per garantire il benessere durante la pensione
Nel febbraio di quest’anno, la legge sulla previdenza professionale (LPP) ha compiuto 40 anni. Entrata in vigore nel lontano 1985, si narra che il Consiglio federale avesse affidato il compito di redigerne il testo a una commissione appositamente costituita. La stessa terminò i propri lavori predisponendo un documento di 150 pagine, che però il Governo reputò troppo complicato. Incaricarono quindi il professor Thomas Fleiner dell’Università di Friburgo di redigere una versione comprensibile anche per i non specialisti. C’è da chiedersi se lo spirito del Consiglio federale sia andato perduto, se è vero, come riportato dall’ottava edizione del Barometro della previdenza Raiffeisen, che nel complesso tra gli assicurati la conoscenza in materia di previdenza è sostanzialmente scarsa.
Può sicuramente essere che nel tempo la LPP, a seguito di revisioni e modifiche, sia diventata più complessa rispetto al testo originale. Potrebbe anche essere che le dinamiche lavorative, sociali e finanziarie permettano differenti interpretazioni della legge. Si può anche immaginare che la stessa materia non rappresenti l’argomento di conversazione serale in famiglia o tra gli amici o che le guide che si trovano facilmente online non siano le letture preferite del fine settimana. È anche vero, tuttavia, che qualsiasi materia specialistica è di per sé complessa e che per comprendere la norma occorre in primo luogo affrontarla attraverso l’informazione. Soprattutto in considerazione del fatto che la previdenza professionale è uno degli strumenti principali di benessere durante la fase di pensionamento e che per garantirsi tale benessere occorre prendere decisioni oculate durante la vita lavorativa.
La previdenza professionale presenta alcune caratteristiche peculiari che funzionano molto bene da quarant’anni. Innanzitutto, il secondo pilastro integra la previdenza di base fornita dall’AVS, un sistema previdenziale solidale fortemente redistributivo che dovrebbe garantire il sostentamento vitale dei salariati durante il pensionamento. Il secondo pilastro è viceversa un sistema a capitalizzazione individuale che mantiene degli elementi di solidarietà per quanto riguarda i rischi di infortunio, decesso e longevità. Il secondo pilastro, inoltre, si basa sull’elemento temporale che ne rappresenta la forza principale. L’accumulo sull’arco di decenni di risparmio e l’investimento del medesimo permette di costituire il capitale fondamentale per il finanziamento del periodo pensionistico, al di là del mero sostentamento fornito dall’AVS. È notevole come, nonostante le numerose crisi finanziarie, geopolitiche e sanitarie che hanno scosso i mercati, il patrimonio del secondo pilastro abbia continuato a crescere in modo costante. Questo grazie ai tre elementi che lo alimentano: i contributi del lavoratore, quelli del datore di lavoro e i rendimenti degli investimenti. In media, su tre franchi accumulati durante la vita lavorativa, uno proviene dal lavoratore, uno dal datore e uno dal mercato dei capitali.
Con il mutare delle variabili sociali, demografiche e finanziarie, la LPP è stata spesso oggetto di critiche e alcuni suoi elementi e parametri prettamente tecnici sono spesso motivo di confronto, soprattutto politico. Il principale è il tasso di conversione, ossia il fattore con il quale si moltiplica il capitale accumulato dall’assicurato durante la sua vita lavorativa per calcolare la rendita pensionistica. Da un punto di vista di sostenibilità per le casse pensioni, al crescere della speranza di vita media degli assicurati, il tasso di conversione complessivo deve ridursi. Essendo il secondo pilastro un modello che ammette elementi di individualità, la decisione sempre più frequente di ritirare il capitale da parte degli assicurati al posto della rendita, appunto per reagire alla riduzione del tasso di conversione, sta mettendo in discussione la caratteristica di collettività del secondo pilastro, ciò che ne rappresenta la forza e la filosofia: stare insieme in maniera solidale per la copertura dei rischi, pur mantenendo il carattere individuale del risparmio. Solo il tempo ci dirà che questa tendenza avrà effetti sul sistema previdenziale Svizzero e soprattutto sulla sua sostenibilità sociale.