Essere Previdenti - CdT | Luglio 2025

La rubrica pubblicata dal Corriere del Ticino e dedicata al tema della previdenza professionale, a cura di Fabrizio Ammirati.

Essere Previdenti - CdT | Luglio 2025

SIAMO TORNATI AI TASSI NULLI

La situazione finanziaria degli istituti di previdenza in Svizzera si è sviluppata positivamente durante la prima metà del 2025.

Secondo le proiezioni della Commissione di alta vigilanza della previdenza professionale, gli istituti hanno realizzato una performance media del +2%.

Di conseguenza, il rapporto di copertura medio, che misura il rapporto tra valori degli attivi e valori delle passività, è passato dal 114,7% alla fine del 2024 al 116,4% al 30 giugno 2025. Nonostante gli innumerevoli fattori di incertezza politica ed economica, che hanno pesato soprattutto sui valori azionari durante la prima parte dell’anno, le performance sono, a metà del 2025, in territorio positivo e la solidità finanziaria è, almeno per il momento, ulteriormente aumentata.

È ovviamente presto per determinare il risultato dell’intero 2025 e, guardando avanti, le difficoltà per gli istituti di previdenza non mancano, in particolare sul fronte dei tassi di interesse, specialmente in franchi svizzeri. Infatti il 19 giugno 2025 la Banca nazionale svizzera ha ridotto il tasso di riferimento di 0,25 punti percentuali, portandolo di nuovo allo 0,0%. Si tratta del secondo intervento sui tassi effettuato quest’anno e riflette la volontà della BNS di dare una risposta incisiva al rallentamento dell’inflazione e alla persistente forza del franco svizzero. La politica della BNS si ripercuote sul mercato delle obbligazioni in franchi svizzeri, riproponendo la situazione anomala dei tassi di rendimento negativi.

Questa situazione non è nuova per il mercato obbligazionario svizzero. Il periodo compreso tra il 2015 e il 2021, caratterizzato da tassi negativi, ha rappresentato una sfida significativa per gli istituti di previdenza. Durante quegli anni, le casse pensioni hanno dovuto sostenere costi diretti stimati in un paio di miliardi di franchi a causa degli interessi negativi sulle liquidità in conto corrente. Inoltre, per evitare i rendimenti negativi, gli istituti di previdenza hanno ridotto la quota di obbligazioni in portafoglio, ne hanno allungato le scadenze o ne hanno ridotto il merito di credito, aumentando di conseguenza il rischio complessivo degli investimenti finanziari. In generale, per cercare allocazioni più remunerative rispetto ai prestiti obbligazionari in franchi svizzeri, gli istituti di previdenza hanno rivisto le asset allocation strategiche, aumentando la diversificazione e considerando investimenti in progetti legati alle infrastrutture, in debito privato e strumenti alternativi come i fondi hedge e i fondi di private equity.

Nel periodo considerato, infatti, gli investimenti obbligazionari in franchi svizzeri nei portafogli degli istituti di previdenza sono diminuiti in media dal 22,3% del 2015 al 17% del 2021. Tassi di interesse bassi o negativi sugli investimenti obbligazionari non sembrano tuttavia correlati con il rendimento dei patrimoni previdenziali. Guardando i rendimenti conseguiti nel periodo, infatti, solo nel 2018 il risultato è stato negativo e la media aritmetica sul periodo è stata pari al 4,5%, ben al di sopra del tasso minimo LPP. L’ottimo risultato conseguito è stato parzialmente compromesso durante il 2022, quando i tassi di interesse sono tornati a essere positivi in maniera repentina e violenta facendo calare il valore delle obbligazioni.

È comunque da augurarsi, viste le distorsioni che comporta, che la BNS non prosegua con la riduzione dei tassi di riferimento portandoli in territorio addirittura negativo. Guardando più in là nel futuro, è altresì da sperare che l’eventuale normalizzazione dei tassi di interesse avvenga in maniera graduale e accompagnata da una solida ripresa economica. Quel che è certo, tuttavia, è che, dall’esperienza passata, gli istituti di previdenza hanno appreso la capacità di adattare le scelte strategiche di investimento in un contesto di tassi di interesse molto bassi, se non addirittura negativi, e che, grazie all’aumento dei tassi di copertura, sono state accumulate le riserve necessarie per far fronte alla maggioranza dei possibili scenari negativi.